I Hope
An unusual Taranto
Approssimandosi all’osservazione di un luogo noto, ci si accosta con
forte pregiudizio, corroborato da un immaginario personale ben
consolidato da stratificazioni di segni ed immagini collettivamente
condivise. Giunti sul posto forti delle proprie convinzioni, si cercano
delle conferme: emergenze visive costantemente steriotipate. Allora
traslare lo sguardo diviene essenziale per scoprire con rinnovato
stupore un carattere che di quel luogo che è stato sempre trascurato
o mai abbastanza raccontato o più realisticamente non ha mai fatto
notizia.
Un atteggiamento che da forma ad una ricognizione fotografica in
una Taranto – più precisamente nell’area del bacino del Mar Piccolo
– inedita.
Non la Taranto storica capitale della Magna Grecia ormai
decadente, né la Taranto territorio della più grande acciaieria d’Europa,
né tantomeno la città della periferia abbandonata a se stessa. Bensì
quell’oasi naturalistica che nell’area del bacino del Mar Piccolo, rimanda
ad una immagine depurata dalla drammaticità del degrado, generato
da un inviluppo industriale violento e degenerante, che ha pervaso il
territorio in ogni suo aspetto.
Scorci di campagna accuratamente arata, una ricca vegetazione
campestre cui fa da contraltare, verso l’interno, un’ampia distesa di
terra brulla interrotta a tratti da campi di ulivi secolari. La ferrovia,
ormai in disuso guida l’attenzione verso un paesaggio lievemente
frastagliato da morbide collinette che sfumano a favore di evidenze
carsiche fra le sponde del canale d’Aiedda. Attraversando la Sp78 si
approda sulle sponde del Mar Piccolo: un bacino dalle limpide acque
salate e quiete, dove le comunità di pescatori ed allevatori di cozze
nere hanno ricreato un habitat tipico che si specchia sull’acqua.
Luoghi e visioni che purificano lo sguardo, contrapponendo alle
periferie la campagna, ai comignoli industriali alberi imponenti
e inondano la memoria di un palette di colori insoliti, per una
terra (città) cui il grigio del cemento e il rosso matto delle polveri
siderurgiche hanno da sempre segnato la propria identità. Un
messaggio di speranza in una cicogna che si libra nel cielo terso, per
una città che sembra spacciata.